Obbligo di etichetta di origine esteso in Italia a tutti gli alimenti: è la vittoria del ‘Made in Italy’ o solo una ‘norma bandiera’?

di AVV. TOMMASO ROSSI

E’ stato approvato dalle Commissioni Lavori pubblici e Affari costituzionali del Senato l’emendamento contenuto nel “Decreto Legge Semplificazioni” che introduce in Italia l’obbligo di indicazione in etichetta dell’origine di tutti gli alimenti.

Attualmente in Italia l’obbligo di indicazione d’origine esiste solo per:

  • pelati e concentrati di pomodoro ( Indicazione dell’origine in etichetta del pomodoro introdotta con D.M. 16/11/2017, pubblicato in G.U. 26 febbraio 2018, n. 47)
  • prodotti lattieri-caseari (Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori introdotta con D.M. 09/12/2016, pubblicato in G.U. 19 gennaio 2017, n. 15);
  • riso (Indicazione dell’origine in etichetta del riso introdotta con D.M. 26/07/2017, pubblicato in G.U. 16 agosto 2017, n. 190);
  • grano duro per  pasta di semola di grano duro (Indicazione dell’origine, in etichetta, del grano duro per paste di semola di grano duro introdotta con D.M. 26/07/2017, pubblicato in G.U. 17 agosto 2017, n. 191);

A livello Ue tale obbligo coinvolge anche la carne di pollo e i suoi derivati, la carne bovina, la frutta e la verdura fresche, le uova, il miele, l’olio extravergine di oliva e il pesce.

Ora, con l’emendamento approvato- in attesa del provvedimento di conversione del decreto legge che dovrà passare ora alla Camera dei deputati per chiudere l’iter di conversione in legge del decreto legge, e soprattutto in attesa dei necessari decreti attuativi- , c’è la possibilità di estendere tale obbligo anche ad altri alimenti.

Diventerà dunque obbligatorio indicare l’origine, ad esempio,dei salumi e della carne trasformata e conservata, della frutta usata in succhi, marmellate e conserve, dei legumi in scatola, della frutta e la verdura essiccata,di sottoli e sottaceti, del pane, delle insalate in busta, etc.

L’etichettatura di origine obbligatoria degli alimenti, è stata introdotta per la prima volta in tutti i Paesi dell’Unione Europea nel 2001 dopo l’emergenza mucca pazza nella carne bovina per garantire la trasparenza con la rintracciabilità e ripristinare un clima di fiducia.

Nel Comunicato stampa del 29 gennaio 2019, il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio, così commenta l’approvazione in Senato dell’emendamento che prevede l’obbligo di etichettatura di origine per tutti i prodotti alimentari: “Vince il Made in Italy, vincono i produttori onesti e i consumatori che ora potranno scegliere in totale trasparenza. Niente più informazioni ingannevoli né falsi sulle nostre tavole. Lo avevamo promesso e ora portiamo a casa questo importante risultato. Ce lo avevano chiesto i cittadini, le associazioni di categoria e le nostre aziende che ogni giorno, con il loro lavoro e le eccellenze agroalimentari prodotte, portano in alto il nome del nostro Paese nel mondo. Noi siamo dalla loro parte.”

Negativo il commento di Federalimentare: “le norme che possono migliorare le informazioni per i consumatori sui prodotti alimentari sono fondamentali ma, in materia di etichettatura devono essere discusse e condivise a livello europeo e non solo italiano”. La difesa della trasparenza dei prodotti e dell’informazione dei consumatori è sacrosanta a maggior ragione quando riguarda la difesa del nostro Made in Italy ma la questione dell’etichettatura è materia armonizzata a livello europeo; questo proprio per evitare di introdurre obblighi valevoli per le sole imprese nazionali che, in questo modo, sarebbero le uniche a sostenere l’aggravio dei relativi costi, trovandosi così in svantaggio competitivo rispetto alle altre imprese dell’Ue che non si vedrebbero applicare tale normativa”. Fughe in avanti come la tendenza all’introduzione di norme nazionali su materie armonizzate a livello comunitario è penalizzante e nociva per il nostro Paese. Per questo, Federalimentare auspica una modifica della proposta attuale e una riapertura del dibattito in sede europea”.

Secondo la Coldiretti si tratterebbe invece di una grande vittoria per agricoltori e consumatori.
Secondo Slow Food, che da anni si batte per la conoscenza diretta da parte del consumatore nella scelta informata e consapevole dei prodotti: “se l’Italia ha avuto la lungimiranza di adottare questo provvedimento, l’augurio è che la misura diventi europea. Per questo Slow Food partecipa e sostiene l‘Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) STOP CIBO ANONIMO promossa da Coldiretti e sostenuta da numerose associazioni per chiedere alla Commissione europea di rendere obbligatoria l’indicazione del paese di origine per TUTTI gli alimenti trasformati e non trasformati che circolano nell’Ue e di introdurre requisiti di tracciabilità più rigorosi al fine di rafforzare la sicurezza alimentare e la trasparenza su tutta la catena di approvvigionamento del cibo. Uno strumento fondamentale anche per difendersi da frodi, contraffazioni e adulterazioni”.

Difficile rispondere alla domanda che ho proposto nel titolo dell’articolo. Certamente da subito un indizio ce lo potrà dare il tempo occorrente per l’emanazione dei decreti attuativi, senza in quali tutto resterebbe uguale (facendo pendere la “bilancia” della risposta verso una pura norma bandiera!!).

Dal mio punto di vista ogni normativa che aumenti gli obblighi informativi per gli operatori del settore alimentare riguardo l’origine di un prodotto è sempre da salutare con gioia. E porsi all’avanguardia europea, una volta tanto, sarebbe una cosa di cui andar fieri, purché come detto poi i provvedimenti successivi diano continuità a questa intenzione.

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Abbiamo più volte in passato approfondito la questione dell’etichettatura degli alimenti.

Scatta l’obbligo per le etichette di pasta e riso di indicazione del luogo di origine della materia prima

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Pubblicato dal MIPAAF il “Rapporto monitoraggio etichettatura facoltativa carni bovine – anno 2017”

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